Giuseppe Russo: "In primo luogo io vorrei partire da una valutazione sull'azione che è stata svolta in sede di Comitato di Sorveglianza e in sede di preparazione di questa azione. Un'azione che credo a noi come Regione Campania ma credo di poter dire anche ad altre regioni comunque ha impressionato abbastanza positivamente nel senso che finalmente si è riuscito a strutturare un percorso con una seria logica di concertazione, una seria logica di concertazione ed pro attività, questo ha permesso di lavorare in un certo modo anche a noi sui territori che è stato un grandissimo vantaggio, infatti, diciamo che questa pro attività, questa concertazione ci ha permesso di sviluppare sui nostri territori a nostra volta un'azione di concertazione forte. Faccio il nostro caso, la Regione Campania è una regione che rispetto alla ricerca può vantarsi di essere fondamentalmente, insomma, in un'area abbastanza di eccellenza a livello di investimenti, le infrastrutture, l'armatura in termini di competenza sono tutte abbastanza importanti. Ehm, abbiamo, il lavoro che è stato fatto con la programmazione 2000-2006 la creazione di dieci centri di competenza, il Distretto Tecnologico IMAS con la presenza del CILA, una spesa che ha sfiorato il miliardo di euro nella programmazione 2000-2006 su ricerca e innovazione rappresenta una preesistenza importante che ovviamente un'attività che non poteva essere non considerata, quindi, assolutamente condivido le parole del direttore Criscuoli quando dice non partiamo da zero assolutamente noi non partiamo da zero, partiamo da una base abbastanza solida. Quello che, forse, ci è mancato in questa prima fase è l'assoluta e totale convergenza tra il sistema di offerta e il sistema di domanda della ricerca. Questa è una problematica che in realtà è una problematica nazionale, diciamocelo non è una problematica soltanto meridionale né una problematica soltanto campana è una problematica nazionale ma che, forse, si sente ancora più forte nelle regioni meridionali là dove le preesistenze territoriali sono, in genere, di un tessuto non di piccole e medie imprese ma a volte, molto spesso di micro-imprese per cui i maggiori investitori molto spesso sono attori nazionali che hanno insediamenti sul territorio e non imprese realmente territoriali. Questo però non ci deve scoraggiare, io credo che il lavoro che si è avviato con il ragionamento fatto sui potenziamenti distrettuali tramite gli APQ può permettere di potenziare anche l'armature delle piccole e medie imprese del territorio, ci permette di lavorare in un certo modo cioè ci permette di fare che lavoro? Di dire rispetto a dei leader riconosciuti in ambito nazionale che possono fare da traino rispetto alle filiere di ricerca che sono filiere complesse perché presuppongono sistemi organizzativi all'interno del tessuto imprenditoriale si possono aggregare cordate di piccole imprese che possono, seguendo le indicazioni di leader nazionali, creare all'interno un sistema organizzativo e sviluppare un'abitudine ai sistemi di ricerca e innovazione che gli possono permettere uno sviluppo per gli anni futuri. Per fare questo lavoro in Campania che cosa abbiamo fatto? Abbiamo sviluppato un'azione forte di concertazione con le associazioni datoriali, abbiamo fatto una serie di incontri territoriali su tutte le province del territorio abbiamo incontrato insieme con le associazioni datoriali i rappresentanti del sistema imprenditoriale, li abbiamo messi a contatto con un sistema della ricerca, ne avevamo le aggregazioni dovute ai centri di competenza, avevamo già un distretto tecnologico, abbiamo fatto i tavoli di concertazione con questi attori rispetto a questi tavoli di concertazione sono stati sviluppati dei documenti, è stato fatto un libro bianco di Confindustria che ci indica delle azioni specifiche su cui si vuole investire e ci indica quali sono i percorsi che dobbiamo seguire questo libro bianco è stato sottoposto all'attenzione del sistema della ricerca, insieme sono state definite quelle azioni che sono l'ossatura degli accordi di programma che stiamo andando a sviluppare. Crediamo di poter dire che il lavoro è un lavoro interessante e potrebbe portare grandissimi risultati in futuro. Rispetto agli investimenti del PON tra l'altro dobbiamo dire che la Regione Campania ha sempre avuto, anche in termini economici, una grande attenzione in termini di investimento, abbiamo nel POR Campania dedicati soltanto alla parte della ricerca 550 milioni di euro sono una cifra notevole, insomma. Sull'innovazione tecnologica, sulla parte dell'ICT, su società dell'informazione c'è uno specifico asse all'interno del POR Campania che destina altri 270 milioni di euro. Le risorse per la Campania ci sono, la sfida più importante probabilmente in questo momento è quella di uscire a collazionare insieme il tessuto imprenditoriale e il sistema della ricerca è un lavoro che vorremmo fare insieme anche con gli attori nazionali, vorremmo fare anche con i ministeri. Raccolgo anche l'invito che faceva prima Davide Pellegrino è importante attivare immediatamente anche quelle linee sulle quali c'è bisogno di concertare anche con gli altri ministeri perché sono linee fondamentali l'ICT, l'ambiente sono linee sulle quali ci sono importantissime preesistenze non possiamo perdere tempo neanche su queste linee è importante sviluppare anche questo tipo di azione anche su questo siamo disposti ad investire anche con le Regioni. Sarebbe positivo sviluppare il lavoro che è stato fatto nel Comitato di Sorveglianza trasformarlo anche in un lavoro stabile, sviluppare all'interno degli APQ, all'esterno degli APQ, troviamo le modalità dei Comitati di concertazione, dei Comitati tecnici su cui le Regioni possono lavorare costantemente a braccetto con i ministeri, avere un momento di confronto continuo, il monitoraggio e il controllo lo si fa parlandosi continuamente, riverificando, nessuna delle azioni proposte sono azioni perfette hanno bisogno di essere riviste continuamente e questo lo si può fare solo se ci sono gli organismi adeguati. Io credo che questa proposta di attività realizzata all'interno del PON rappresenti una novità. Il precedente PON, comunque rispetto al precedente PON rappresenta un distacco, rispetto ai precedenti POR rappresenta un distacco. Passiamo da una posizione che talvolta è stata anche conflittuale tra amministrazioni centrali ed amministrazioni regionali ad una posizione che sembra finalmente essere complementare, integrata. È un'occasione che veramente non possiamo perdere, le risorse ci sono sia utilizzando quelle regionali, sia utilizzando quelle nazionali ancora non sappiamo come si risolverà la partita del FAS ma ulteriormente potranno essere delle risorse da poter impegnare rispetto a questo percorso quindi diciamo che abbiamo cinque anni che rappresentano un'ultima chance. Se abbiamo l'intelligenza di continuare questo cammino coordinato, ragionando anche in termini di interregionalità, io raccolgo l'invito che faceva il dott. Orlando, mi sembra utilissimo ragionare trasmettendoci anche l'esperienza. Io ricordo che anche con la Calabria e la Sicilia avevamo sviluppato, per esempio, un'esperienza del gemellaggio per trasferimento dell'azione sui centri regionali di competenza si possono sviluppare delle azioni congiunte possiamo creare dei laboratori interregionali. C'è lo spazio per operare insieme, è certo che se si perde questa occasione non credo che ce ne saranno delle ulteriori. Grazie".