Sabina De Luca: "Vorrei sviluppare alcune brevi considerazioni, cerco di stare nei tempi". Luciano Criscuoli: "Le sono grato perché è un compito ingrato questo del togliere la parola". Sabina De Luca: "Sì, no lei ha un compito ingratissimo ed io cercherò di essere diligente. Mi vorrei riallacciare a quanto ci ha annunciato la Commissione Europea poco fa richiamando, come dire, l'impegno quanto già adottato anche a livello di consiglio per finalizzare e focalizzare, come dire, l'intervento comunitario tutto e quello degli Stati membri nell'ambito delle loro discrezionalità politiche evidentemente e di bilancio per fronteggiare l'attuale situazione di crisi economica e finanziaria, fatto, diciamo così, non previsto e non prevedibile al momento dell'impostazione della programmazione e quindi che ci sta costringendo tutti richiedendo a tutti uno sforzo di verifica dell'attualità dell'impostazione, io dividerei il tema su due fronti, di verifica dell'attualità dell'impostazione della programmazione 2007-2013 così come l'abbiamo definita allora e dall'altro dell'individuazione di quelli che sono gli snodi fondamentali per garantire voi la chiamata emissione liquidità nel sistema ma io preferirei dire tempestività dell'attuazione e quindi l'accelerazione dell'attuazione perché le due cose vanno tenute assieme. Faccio un passo indietro per dire cose che sono probabilmente note ai più ma evidentemente anche perché è stato richiamato dall'intervento della Commissione come l'attuazione dell'Agenda di Lisbona sia ancora al centro e quindi sia riconfermata come uno dei must dell'azione comunitaria tutta e che dentro questa prioritarizzazione dell'intervento comunitario complessivo è evidente che ai Fondi Strutturali, è noto, è stato chiesto di svolgere un ruolo molto importante, direi in alcuni casi addirittura determinante soprattutto nei casi come l'Italia dove la scarsità di risorse complessive conduce, forse, a sovrastimare come dire o a sovraccaricare l'intervento dei Fondi diciamo rispetto ad obiettivi che hanno un respiro più ampio. Noi abbiamo una programmazione del Quadro Strategico Nazionale per la parte comunitaria che è quella, non vorrei fare diversioni, però insomma è più scolpita nella pietra, mettiamola così, fortemente orientata ai temi di Lisbona assorbono il 72% delle risorse complessive questo ha determinato un salto imponente di impegno finanziario rispetto a quello che era l'impegno garantito nel precedente ciclo di programmazione soprattutto se guardiamo alla lettura dell'impegno spacchettato nelle due diverse aree: Convergenza e Competitività, soprattutto per l'area del centro-nord. Ma vorrei, anche, sottolineare che noi non abbiamo aderito pedissequamente a questa sollecitazione degli orientamenti comunitari adeguando la nostra programmazione a quello che era un'indicazione, come dire, programmatica di carattere generale ma ci siamo arrivati attraverso un'attività di diagnosi e di analisi dello stato dell'economia nazionale e dell'economia regionale e di come le diverse aree del paese si stavano confrontano con le sfide allora più rassicuranti, diciamo così, imposte dal confronto per la competizione globale e ci siamo arrivati attraverso appunto un'attenta diagnosi che ci consegnava, come dire, alcuni dati di fatto che oggi appaiono tutti confermati cioè il fatto che l'Italia fosse un Paese in divergenza come Paese rispetto all'andamento economico complessivo dell'Unione Europea con tassi di crescita largamente deludenti. Oggi l'Italia secondo le ultime stime è scesa come paese sotto la media europea per quanto riguarda il PIL pro-capite quindi questo è un dato e le regioni che hanno più perso terreno non sono le regioni del mezzogiorno, sono le regioni del centro-nord cioè quelle regioni che facevano parte della punta avanzata dell'Europa. A determinare questi andamenti ricordo i tre principali fattori, li abbiamo richiamati nel Quadro Strategico nazionale, vengono da una lettura attenta e condivisa da tutti i livelli del sistema istituzionale e coinvolto nell'elaborazione di questa programmazione che è stata lunga ma appunto abbiamo messo molto tempo ad analizzare e programmare. È, evidentemente, un andamento della produttività largamente insoddisfacente, una propensione all'innovazione molto scarsa e una inadeguatezza del capitale umano. Tutti questi fattori ci hanno portato a dimensionare in modo molto rilevante dal punto di vista finanziario le politiche per la ricerca e l'innovazione dentro il Quadro Strategico Nazionale poiché stiamo oggi parlando del PON Ricerca e Competitività, questo sforzo finanziario è fortemente sorretto dall'azione del PON, che è uno dei Programmi Nazionali più rilevanti come dimensione a livello europeo, e dall'azione congiunta di uno sforzo, diciamo, e un impegno finanziario analogamente significativo relativamente parlando da parte delle regioni. Vorrei anche sottolineare questo e torno su un elemento che è stato citato prima perché credo sia un doveroso riconoscimento da fare e da fare a noi stessi che questa azione comune condotta che ha portato questa innovazione istituzionale di un PON, di un Programma Nazionale condiviso, non è l'unica esperienza in Italia di programmi condivisi perché noi abbiamo anche questo nuovo modello che è quello dei programmi interregionali forse, come dire, nell'essere un esempio concreto di come si possono declinare le varie forme di sussidiarietà di multilevel governance forse meriterebbe, come dire, di essere anche un pochino più raccontato anche in sede europea. Abbiamo fatto anche un enorme lavoro perché poi queste cose sono facili a dirsi, molto nobili nelle intenzioni, ma difficili da applicare nella pratica concreta. Abbiamo fatto un enorme lavoro per caratterizzare, come dire, l'azione dell'amministrazione centrale e l'azione delle regioni, in questo sì la sollecitazione della Commissione europea, guardo Claudia Galletti, è stata particolarmente pregnante proprio con una preoccupazione, diciamo nobile, di mettere più possibile .. di dare la più possibile efficacia all'azione comune dei diversi livelli di governo. Questa è una questione molto complicata nel senso che se oggi possiamo raccontare con soddisfazione che siamo riusciti a compiere un tratto di strada molto faticoso anche nell'azione collettiva che è stata svolta è evidente che qualche forma di adattamento del quadro regolamentare e qui poi arrivo alla seconda parte che sarà più breve del mio intervento, qualche forma di adattamento è necessario come sta emergendo dal dibattito tra i paesi europei. Voglio però ricordare, è stato detto anche che questo importante dimensionamento finanziario, stiamo parlando a seconda delle modalità di motivazione che si usano le politiche della ricerca innovazione assorbono una quota che va tra il 30 e il 35 % della programmazione comunitaria complessiva 2007-2013 quindi stiamo parlando di un impegno che non ha paragoni nell'esperienza precedente e uno dei più rilevanti a livello europeo. Mi permetto anche una battuta, visto che l'altro filone a cui è attribuita una grande priorità e a cui oggi emerge con ancora più forza dopo il cosiddetto piano Barroso e quello dell'energia anche guardando all'invito della Commissione a rileggere, come dire, come sono impostati i programmi operativi dei vari Stati membri, la Programmazione dei vari Stati membri e i singoli Programmi operativi, noi, l'avete riconosciuto voi per prima, siamo anche tra gli Stati membri che sul fronte energia abbiamo fatto un salto anche qui imponente e abbiamo economicamente parlando investito una quota di risorse tra le maggiori a livello europeo quindi io mi sentirei di dire che possiamo tranquillamente lavorare all'interno dei programmi perché questi ci offrono ampi margini di flessibilità per focalizzare, come dire, e valorizzare la loro funzione anche anticiclica. Questo però senza dimenticare lo dico in un momento in cui, come dire, è evidente anche la preoccupazione che noi come amministratori pubblici dobbiamo doverosamente porre anche sulla capacità di incidere su questa fase con i problemi che si stanno manifestando oggi senza dimenticare però che per quanto noi possiamo valorizzare le potenzialità anticicliche degli strumenti della coesione questi sono nati e devono essere preservati come ci avete ricordato voi stessi prima per la competitività del medio lungo periodo perché questa è la missione di queste politiche. Detto questo c'è un tema che riguarda ora che siamo entrati faticosamente in attuazione, c'è un tema di responsabilità che riguarda la capacità di tenere gli obiettivi noi abbiamo fatto un grandissimo lavoro sulle regole, l'abbiamo a livello di quadro strategico nazionale, il nostro quadro strategico nazionale è uno dei più direttivi che esistano in Europa, ci siamo presi una grandissima libertà e auto flagellati rispetto alle previsioni del regolamento utilizzando il quadro per dire molto di più di quello che il regolamenti comunitari ci prescrivessero abbiamo, mettiamola in positivo, abbiamo valorizzato al massimo la funzione di vincolo esterno che la politica di coesione ancora assolve in Italia, ancora purtroppo assolve in Italia, fatemi aggiungere e noi poi abbiamo lavorato dentro i programmi operativi, abbiamo lavorato sui criteri di selezione ma noi in Italia abbiamo fatto ancora di più e proprio rispetto all'attuazione delle politiche per la ricerca e l'innovazione perché insieme alle amministrazioni del Ministero dell'Università e della Ricerca, la parte del Ministero dello Sviluppo Economico è più direttamente coinvolta nella gestione del programma, tutte le regioni abbiano condiviso un progetto di accompagnamento all'attuazione di questa priorità ricerca e innovazione che ha proprio la finalità di individuare quali sono i temi di attenzione prioritaria per focalizzare meglio le scelte sul campo e quindi individuare meglio i contenuti della policy ma soprattutto per agire dentro un quadro di regole comuni e condivise che consentano, come dire, di rafforzare le metodologie e gli strumenti a disposizione, questo con riguardo sia alla fissazione delle priorità quando si vanno a fare i bandi cioè quando si entra concretamente nell'attuazione e sia quindi alla capacità di tenere nelle scelte concrete quelli che sono gli obiettivi fissati in alto dalla programmazione sia alle modalità migliori per utilizzare la valutazione in itinere, soprattutto quella in itinere, visto che quelle ex ante le abbiamo più o meno fa.., ma la valutazione in itinere a supporto di un'attuazione efficace. Arrivo all'ultimo punto questo è il quadro delle politiche e quindi l'impostazione della programmazione che quindi ripeto tenderei a dire regge a l'onda d'urto delle domande che possono emergere dalla necessità di utilizzare correttamente anche questa programmazione per fronteggiare la crisi. Altro tema è quello che ci ha ricordato Pasquale D'Alessandro prima cioè il lavoro che si sta facendo con gli Stati membri sul fronte della semplificazione e allora qui l'attenzione della Commissione è giustamente massima sulla questione di garantire al sistema la liquidità necessaria, in una fase in cui la liquidità scarseggia ed è anche attenta, come dire, è stato formulato un minimo pacchetto di proposte che appunto in discussione nelle sedi istituzionali proprio in questi giorni, il primo pacchetto credo che si chiuda sotto la Presidenza francese poi passerà per le vie del Parlamento e quant'altro, ma questo è una prima tappa del cammino perché queste sono le prime necessarie direi, doverose e dovute, semplificazioni. Noi abbiamo un lavoro molto più grande da fare e rispetto a questo l'Italia insieme ad altri Stati membri ha già preso delle posizioni ufficiali intende lavorare in questa direzione e francamente riteniamo che l'attenzione all'emissione della liquidità nel sistema, quale quella assicurata anche da questa norma sul, benedetta per carità, sul terzo anticipo serve a poca cosa se noi non riusciamo, come dire, a rimuovere i vincoli all'attuazione concreta. Mi piace in questa sede ritornando al programma ricordare che, forse, com'è stato detto prima questo modo di concepire anche in un mondo segmentato dalla programmazione mono fondo che questo lei lo ha ricordato, la numerosità dei programmi che noi abbiamo oggi, sono 66 glielo dico io da quelli del Quadro Strategico Nazionale ma questa numerosità di programmi deriva anche dal fatto, se non soprattutto, dalla sciagurata scelta della programmazione mono fondo fatta a livello europeo quindi noi tra le cose che auspichiamo dobbiamo dimostrare che si può fare, si può tenere un Programma Nazionale di queste dimensioni che coinvolge più amministrazioni e che, teoricamente, avrebbe potuto mobilitare, come dire, due Fondi Strutturali diversi, si può fare, cerchiamo qui guardo la Commissione di fare, come dire, un passo in avanti un po' coraggioso in questa direzione non lo chiediamo solo noi lo chiedono anche gli altri Stati membri. Grazie".