Antonio Feleppa: "Signore e signori diamo inizio ai lavori di questa nostra giornata, innanzitutto rivolgo un saluto cordiale a tutti voi, numerosissimi partecipanti che affollate questa sala, un pensiero e un saluto alle autorità presenti. Il Ministro Gelmini, forse, anche il Ministro Scajola probabilmente ci raggiungeranno più tardi, eh pare certo il Ministro Gelmini. Un saluto e anche un ringraziamento agli illustri relatori che daranno vita a questo evento di lancio del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività, un pensiero di gratitudine per il loro impegno e anche un modo per farmi un po' scusare qualche richiamo che, probabilmente, sarò costretto a fare sui tempi a disposizione perché il tempo è tiranno, vi sono molti interventi, molte voci importanti e autorevoli che dovranno prendere la parola e dovremo cercare di stare diciamo nei tempi previsti a chiudere il nostro impegno auspicalmente non oltre le 19 poi è previsto un cocktail che potrà essere un'occasione per scambiarsi opinioni, commentare, realizzare degli incontri. L'obiettivo odierno è quello appunto di illustrare le strategie, le sfide, le opportunità che sono sottese la Programma operativo Nazionale ed è un dato, mi pare, importante questa presenza numerosa che c'è oggi in sala, sicuramente fatta appunto di, penso di funzionari pubblici, di esperti, di consulenti, di persone che rappresentano il mondo associativo c'è la curiosità, un desiderio di capire eventualmente altro e questo mi sembra un dato importante. Lo sottolineo per questo motivo che credo, almeno questo mi dice un po' la mia esperienza, che attorno alle strategie di programmazione non sempre, forse, si è coagulata un'attenzione diffusa, qualche volta la conoscenza dei programmi degli strumenti sembra un po' quasi una, un sapere esoterico per pochi iniziati, invece, penso che sia importante che si diffonda la consapevolezza degli impegni, delle sfide, delle opportunità e che attorno agli strumenti di programmazione si realizzi una vasta condivisione che è fatta di attenzione che può sicuramente stimolare la progettualità di cui c'è bisogno e naturalmente la condivisione di conoscenze qui ci sono sicuramente molti uomini di scuola, molti professori universitari, postula sempre uno sforzo attivo di studio, di ricerca. Sicuramente sono state fatte delle semplificazioni, degli snellimenti poi ce ne parleranno gli illustri relatori però io penso di poter dire, sicuramente questi strumenti restano lo stesso piuttosto complessi e allora penso che sia saggio, diciamo da parte nostra anche educarci in qualche modo alla complessità perché soltanto chi si è educato alla complessità poi è anche in grado di realizzare effettivamente delle semplificazioni, diciamo quella specie di atto negantropico, diciamo così, che è molto che è molto difficile da realizzare. Questo per aggiungere quest'altro punto di riflessione che attorno a questi strumenti, insomma, è facile vedere che vi sono, se non sbaglio il conto, poi mi correggeranno gli illustri relatori, vi sono ben sette PON, vi sono sedici e sedici POR per il Centro Nord, cinque POR per l'Obiettivo Convergenza, quattordici programmi di cooperazione interregionale, due POIN, insomma le sigle son tante ma la programmazione non potrà non avere dei livelli di complessità però la programmazione è un'espressione di razionalità e di trasparenza nell'agire pubblico ed è sicuramente fondamentale ed ineludibile in un'Europa a ventisette in cui noi stiamo come membri fondatori. La condivisione delle conoscenze può anche aiutare e, forse, usiamola qualche parola in più anche a creare attorno alle autorità che gestiscono direttamente queste responsabilità anche un clima di cooperazione leale perché no anche di supporto, credo che abbiano anche bisogno del supporto del partenariato, del supporto degli ambienti della cultura in fondo le istituzioni sono la res publica, diciamo, il bene prezioso di tutti è in questi momenti che sono di difficoltà per tutti e non soltanto, penso, per il nostro Paese, uno sforzo in tal senso credo sia un atto dovuto e una cosa intelligente. Sentiremo parlare, penso, di sforzo di integrazione perché forse una prima novità di questo PON, provo a dirla io, è che c'è un'integrazione tra due amministrazioni centrali, il Ministero della Ricerca, dell'Università e della Ricerca, e il Ministero dello Sviluppo Economico, che hanno fuso in un certo senso le loro strategie, il loro impegno realizzando e proponendo un unico Programma. Questo Programma viene dopo, dopo che sono stati redatti anche i POR regionali per cui in un certo senso ne ha preso atto, li conosce e quindi il termine integrazione, armonizzazione sintonizzazione, sinergia, sicuramente ritornerà nella nostra riflessione e poi cercheremo di capire quali possono essere i punti di equilibrio di questo sforzo quale ancora le sfide aperte, sono state fatte delle analisi da cui sicuramente abbiamo appreso molto, vi sono delle lezioni del passato, proveremo a citare qualcosa. Certo una preoccupazione che aleggia, insomma, in qualsiasi cittadino che legga il giornale sulla crisi economica, una prima domanda può essere, penso che sia nel cuore di ciascuno: ma con questa crisi nata dai sub prime che è la crisi finanziaria, si va ripercuotendo sull'economia reale, il PON ciò di cui parliamo è una risposta? È una strategia, che speranze ci sono? Come migliorare appunto la collaborazione Stato centrale-Regioni. Avete visto il logo prima, mi sembra molto bello. È facile vedere che vi sono quattro linee, beh sono le quattro Regioni, diciamo, della Convergenza che puntano verso un obiettivo di convergenza, attraversano in un certo senso delle barriere richiamano quasi il senso di un'innovazione che back through, attraversa e marcia verso, auspicalmente, un orizzonte lontano, diciamo, e ambizioso, questo penso sia anche il significato reale di questo sforzo di programmazione. Chi ha fatto il logo, probabilmente, avrà voluto esemplificare graficamente. Quindi le sfide, le domande sono tante. Io richiamo qui due, tre dati che mi è capitato di leggere in questi ultimi giorni che a me sembrano dei dati significativi anche per la nostra riflessione odierna. L'ISTAT ha ripresentato il suo, la sua survey sulle imprese che innovano e vediamo che rispetto al dato che dà il PON dei 24 miliardi di investimento privato in ricerca, siamo passato a 29 miliardi nel biennio 2004-2006. Però il PON lo scrive chiaramente: i nostri 24 miliardi sono lontani, diciamo, dai 59 del Regno Unito, dei 60-62 di Francia, diciamo, e di Germania. Le nostre imprese con più di 10 addetti hanno ormai tutte, il 97,9 ha internet, l'84,4 ha la banda larga, però poi quando si va un po' a scavare il 25% di quelle che hanno un sito internet accetta le ordinazioni per via telematica e solo un 5% effettua vendite elettroniche e l'1% del commercio totale rispetto al 6-7% a livello europeo. Noi sappiamo, e anche l'ultima survey dell'ISTAT in fondo lo conferma, che la diffusione dell'innovazione varia significativamente in relazione alla dimensione aziendale. Un quarto di piccole imprese ha introdotto innovazione da 10 a 49, 42% delle imprese che media da 50 a 249, il 56% oltre i 250 addetti. Abbiamo notato, è un'altra comunicazione dell'ISTAT, ce lo ricordava che la produttività totale dei fattori dall'Ottanta al 2007 un andamento molto rallentato nella sua crescita. Una stagnazione negli anni '95-2007, forse una piccola ripresa negli anni 2003-2007, la produttività del lavoro dai noi da quindici anni è sistematicamente di un 1 punto per cento sotto la produttività del lavoro media comunitaria. Il nostro Paese da 15 anni ha una crescita del PIL che è inferiore dell'1% rispetto alla media, però, però l'anno passato le nostre imprese hanno esportato, + 8%, richiamo qualche dato anche quest'anno fino al terzo trimestre abbiamo un 3,3. Le nostre imprese e il nostro Paese ha mantenuto un 3,7 di commercio mondiale, siamo sì dietro la Francia che sta al 4,1 ma siamo davanti al Regno Unito, davanti al Canada, forse, altre economie sono andate più rapidamente. Allora il PON di cui parliamo punta a far crescere proprio la produttività dei fattori attraverso l'innovazione, a far crescere la competitività ma, come recita il documento, senza trascurare la grande attenzione al fattore umano, all'uso sostenibile delle risorse, alle pari opportunità e ad altri punti che sono dei capisaldi dell'approccio culturale direi proprio della civiltà europea. Però la situazione nelle nostre province è diversa, noi sappiamo, siamo un istituto che studia i localismi, vi sono province che sono cicliche, altri anticicliche, il Mezzogiorno ha molte province acicliche e poi, forse, i rappresentanti delle regioni ci diranno qualcosa al riguardo. Ora una domanda e passo poi la parola ai direttori che son qui e che commenteranno il testo che vi è stato distribuito. Il PON prevede, appunto, tre assi c'è stata una semplificazione è un PON monofondo, non ci sono più le misure, c'è stato sicuramente uno snellimento, vi sono delle possibilità, forse, di maggiore flessibilità, anzi, mi pare vi è proprio una quota ‘flessibilità' un 10% che consente al PON di poter fare delle attività che, per esempio, potrebbe essere di Fondo sociale Europeo per fare attenzione proprio ai fattori. Vi sono novità importanti, allora, cosa abbiamo imparato, proverei a dire, dalle esperienze passate? Quali sono le novità importanti che volgiamo sottolineare e quali sono, quindi, le sfide, le strategie che questo PON si dà, quali sono le speranze che abbiamo in cuore, quali sono i nemici ed i pericoli che dobbiamo provare ad evitare. Qui a disposizione vi sono, se non mi inganno, almeno 6 miliardi di euro? Forse anche di più, mi pare sulla priorità poi due del QSN, si può dire vi sono 14 miliardi, quindi è una cifra imponente, è una cifra che dobbiamo provare ad utilizzare al meglio sapendo stare nei riti e nelle convenzioni delle regole comunitarie e anche in quelle nostre e facendo, penso, ogni sforzo per spendere al meglio e concretamente e proficuamente queste risorse. Io non vorrei aggiungere altro, questo mio piccolo tentativo di introdurre il dibattito e passerei come da programma per le loro considerazioni la parola prima al Dott. Luciano Criscuoli poi al Dott. Pier Antonio Cinti che sono i dirigenti generali che, in un certo senso, hanno la responsabilità operativa dell'operazione di integrazione di questo lavoro che è stato fatto per il PON. Vi ringrazio e la preghiera che farò a tutti con un po' di monotonia è di stare possibilmente dentro i 12 massimo i 15 minuti".