Moderatore: Salvatore MAZZOLA, Direttore dell’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero del CNR - Grazie Fulvio, adesso volevamo dare la parola al Dottor D’Alessandro che è un dirigente della Comunità Europea e che ci aiuterà a fare delle riflessioni sulle politiche di Coesione parlando anche delle prospettive di questa politica. Grazie. Intervento: Pasquale D’ALESSANDRO, Commissione Europea, DG Politica Regionale - Buongiorno a tutti. Io in verità avevo preparato una presentazione perché, come sapete, il supporto informatico è sempre utile in queste situazioni quando c’è un uditorio di queste dimensioni. Adesso però non so se abbiamo risolto il problema, risolto? Ok grazie, allora mi sposto dall’altra parte. Finalmente abbiamo risolto un problema, speriamo di risolvere il problema del Mezzogiorno, cosa molto difficile. Siamo qui oggi a presentare un qualcosa che è stato fatto nel corso di questo anno, ma la Commissione ovviamente non è che si sofferma soltanto su quello che è stato fatto in questo anno, cercherò di darvi qualche informazione sulle cose sulle quali stiamo lavorando e soprattutto una comparazione di quello che viene fatto a livello europeo rispetto poi al programma italiano; ma in generale non soltanto sul Programma Ricerca e Competitività, ma su tutto quello che l’Italia sta facendo sulla tematica Ricerca, Sviluppo e Innovazione. La mia presentazione sostanzialmente si basa su tre elementi fondamentali: 1) le sfide della Politica di Coesione; 2) le risorse finanziarie e lo stato dell’arte, l’attuazione del 2007-2013; 3) le opzioni per la Politica di Coesione post 2013, cioè quello che noi siamo in procinto di proporre, in termini di proposte legislative che saranno fatte da qui a qualche mese, diciamo per l’estate 2011, rispetto alle dotazioni finanziarie che dovranno esserci nel periodo di Programmazione 2014, non si sa, perché dico non si sa? Perché probabilmente potrebbe essere messo in discussione anche il periodo settennale come attualmente è oggi il periodo di Programmazione. Si parla, normalmente dovrebbe essere 2014-2020, ma alcuni parlano di un periodo decennale, con un periodo di revisione a metà periodo, quindi di valutare i risultati in un arco molto più elevato rispetto a quello che è oggi il normale periodo di Programmazione. Come sicuramente voi sapete, le sfide quali sono? Le sfide sono: l’Italia, e il Mezzogiorno in particolare, si trova ad affrontare problemi di competitività legati ovviamente a quelli che sono innanzitutto le disparità all’interno delle stesse regioni. Oggi abbiamo visitato, questa mattina abbiamo visitato il centro del CNR dell’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero di Capo Granitola e devo dire che, veramente, è stata una piacevole sorpresa, non perché mi abbiano detto gli altri che intorno a quel centro c’era un deserto, ma perché l’ho potuto costatare di persona e sono rimasto molto sorpreso perché verificare e vedere come sono stati spesi i soldi in un progetto del genere non può che farci piacere, soprattutto perché ho visto nella voglia dei ricercatori di questo centro un tale entusiasmo che raramente si riscontra nelle Regioni del Mezzogiorno. Questo mi ha fatto molto piacere, non solo come rappresentante della Commissione, ma proprio a titolo personale perché provengo da una Regione del Mezzogiorno e vorrei che gran parte dei progetti che si realizzano con le risorse dei Fondi strutturali avessero o fossero caratterizzati dalla stessa voglia ed entusiasmo, diciamo, nelle attività di lavoro. Concorrenza: la concorrenza ovviamente qual è? Quella dei grandi competitor a livello, diciamo, internazionale, Stati Uniti e Giappone, e Sud-Est Asiatico evidentemente, ma quello che non è scritto in questa slide di cui, sicuramente, voi sarete certamente consapevoli è il problema dei nuovi competitor che stanno venendo fuori in materia di Sviluppo, Ricerca e Innovazione. Attenzione perché anche i Paesi dell’Est, i nuovi dodici Paesi che sono entrati, alcuni nel 2004, altri nel 2007, incominciano ovviamente a scendere in campo ed entrare in competizione su questo tipo di parti tematiche. L’Europa, in particolare il Mezzogiorno, si trova ad affrontare che cosa? Una rivoluzione tecnologica perché questo dovrà ovviamente portare, diciamo la competizione sarà sempre più elevata e quindi questo richiederà, come vedremo, una pronta risposta da parte degli organi istituzionali, soprattutto nella tempistica con cui i progetti vengono realizzati. Il time to market è fondamentale, la ricerca deve produrre risultati, poi come vedremo questa sarà una delle opzioni sul periodo post 2013 su cui la Commissione farà una proposta legislativa e ve la spiegherò alla fine di questa presentazione. Ma quello che più conta, quello che più interessa ovviamente, è la trasformazione del prodotto Ricerca in qualcosa di tangibile, cioè non solo uno strumento, un qualcosa che deve servire per produrre il semplice risultato e la semplice pubblicazione, ma qualcosa che poi abbia una concreta realizzazione e sviluppo nell’ambito di prodotti industriali o commerciali, quindi lo sviluppo sperimentale e l’industrializzazione dei prodotti della Ricerca, cioè dei risultati della Ricerca, resta per noi fondamentale. Allora, questa cartina che voi vedete è una cartina realizzata da un istituto di Maastricht e mette in evidenza e in comparazione quali sono i diversi paesi europei rispetto all’indice di performance sulle innovazioni. Viene calcolato, senza darvi troppi dettagli su come viene calcolato quest’indice, però ci sono una serie di indicatori e criteri di selezione che sono stati utilizzati nei vari stati membri, e questo che vedete è il risultato. Vedete, l’Italia si trova tra i cosiddetti paesi che hanno una performance dell’Innovazione, diciamo media. Vi dico, è una fonte autorevole e i criteri di selezione che sono stati utilizzati per stabilire queste performance dei vari stati membri sono dei criteri che si trovano dell’Innovation scoreboard, che probabilmente voi tutti conoscerete. Comunque l’Italia, come potete notare non è tra le Regioni che detengono la leadership quali la Svezia, la Finlandia, e ovviamente il nostro principale competitore che è la Germania. Questo che cosa vuol dire? Vuol dire che noi dobbiamo continuare su questa strada ma soprattutto impegnarci di più per incrementare le nostre performance, soprattutto nell’Innovazione. Qual è il problema? Qual è la scelta da fare? La Ricerca, lo Sviluppo e l’Innovazione sono da finanziare a livello locale e a livello centrale? Qui l’eterno dibattito. Ci sono spesso delle duplicazioni di possibilità e opportunità offerte che si duplicano a livello nazionale o a livello regionale. Nel QSN noi abbiamo stabilito una soglia di demarcazione, una linea di confine tra quelli che dovevano essere gli interventi regionali e di quelli che dovevano essere gli interventi fatti dal programma nazionale. Finora diciamo che ci stiamo riuscendo però quello che volevo dire è che spesso il fattore di competitività, la localizzazione, il vantaggio geografico naturale, non è un elemento di competitività perché quello che interessa, la cosa più importante è la capacità delle imprese di relazionarsi con chi offre ricerca; cioè, quello che interessa è che poi chi offre ricerca abbia effettivamente uno sbocco in un’applicazione industriale come dicevo in precedenza. Innovare dove? In quali settori? Oggi siamo sempre portati a immaginare come il settore dell’innovazione nelle applicazioni manifatturiere o quant’altro . Non è vero, non è assolutamente vero, ci sono settori in cui l’innovazione è magari di tipo incrementale, non si vede, anche nei settori meno esposti, si può investire e innovare; e ovviamente io ho citato anche il turismo in questa slide, ma questo perché il turismo, ha detta di tutti, dovrebbe diventare l’asset del Paese, soprattutto delle regioni del Mezzogiorno. Perché non cercare di avviare dei processi d’innovazione anche in questo settore non legati soltanto però alle infrastrutture dell’offerta turistica, ma anche altri tipi di innovazione, quindi è fondamentale investire anche in questi altri settori. La performance sull’innovazione, ripeto, è fondamentale che gli istituti di ricerca, le imprese, gli stakeholder orbitano intorno a questo settore collaborino fattivamente, non ci deve essere competizione. Spesso noi siamo portati a pensare sulle nostre politiche, sul perché finanziare soprattutto l’offerta, e perché non potenziamo di più la domanda: c’è sempre quest’eterno dibattito. Questa volta sul 2007-2013 avevamo fatto una scelta ben precisa, in particolare non tanto sul programma nazionale, quanto sui programmi regionali. In particolare per quanto riguarda ricerca, sviluppo e innovazione, avevamo deciso di incrementare la parte di domanda di ricerca e sostenere soprattutto l’aspetto domanda di ricerca piuttosto che l’offerta. Quello che è importante è che tutte queste competenze siano esse appartenenti a centri di ricerca, siano esse appartenenti ai consulenti, siano essi appartenenti al mondo produttivo, devono essere ovviamente messe in pool e devono essere messe in rete, perché solo così si potrà uscire e fare massa critica per poter cambiare posizione in quella tabella che vi ho mostrato in precedenza; ovviamente far si che l’Italia vada in quei paesi della prima fascia, quelli che detengono la leadership. Questo perché lo dico? Ve lo dimostro con un dato finanziario: le risorse del 2000-2006 erano, parlo sempre di parte tematica di Ricerca, Sviluppo e Innovazione, erano pari a circa 25 Miliardi di Euro a livello Europeo, ovviamente noi abbiamo potenziato moltissimo quest’aspetto e le risorse attualmente in tutta Europa sono pari a circa 85 Miliardi di Euro ripartiti come vedete tra le regioni della Convergenza 62 Miliardi, 22 Miliardi su Competitività e occupazione e 2 Miliardi sulla cooperazione territoriale. Cosa stiamo facendo? E cosa è stato fatto? Sull’Innovation Agenda, queste risorse le vedete ripartite tra le varie tematiche: su Ricerca, Sviluppo e innovazione ci sono la maggior parte delle risorse allocate, ma quello che ci preoccupa in questo momento è la selezione dei progetti perché pur avendo superato oramai superato la metà del periodo di programmazione, siamo ancora fermi su una percentuale che è intorno al 28,4%, quindi siamo molto al di sotto della media in questo momento. Probabilmente molti sostengono che questo dato sia stato generato dalla crisi economico-finanziaria che c’è stata negli ultimi due tre anni, e quindi dell’acuirsi della crisi soprattutto nell’ultimo anno che avrebbe, pertanto, bloccato un po’ questo processo di selezione delle operazioni dei progetti. Però questo ci deve far capire che si, oggi qui siamo a celebrare una giornata, un evento sull’attuazione del programma, ma non ci deve far perdere l’obiettivo di lungo periodo che è quello della Strategia di Lisbona che come vedremo sarà riproposto anche per gli obiettivi di Europa 2020. I dati finanziari: l’Italia, come vedete in questa tabella, ha già selezionato operazioni pari al 39% delle risorse che aveva allocate su questa priorità. Questa tabella vi mostra come l’Italia, in questo momento, sia in una posizione superiore rispetto ai competitor principali, che sono Germania, Francia, Spagna e Inghilterra; è sopra la media in termini di operazioni selezionate, però poi, come vedremo su quest’altra slide, superando questa perché questa è ovviamente una ripartizione a livello di singole categorie di spesa, come vedete solo per l’Italia, nonostante abbia raggiunto il 39% dell’allocazioni in termini di progetti selezionati, poi quando andiamo a vedere quello che è accaduto realmente nell’attuazione e quindi nei rapporti annuali di esecuzione dei programmi, rileviamo che da un 43,8% di progetti selezionati, rispetto alla totale allocazione, si scende a circa il 10%, 9,2% per l’esattezza. Questo che cosa vuol dire? Che c’è un problema, un problema in termini di risorse finanziarie, avanzamento dei progetti, di tempistica che ovviamente non sempre può essere compatibile con i periodi di programmazione. Intervenire quindi su queste criticità risulta fondamentale, impegni finanziari e soprattutto velocizzazione delle procedure di evidenza pubblica, appalti e soprattutto modalità, termini e strumenti finanziari per accelerare il processo di attuazione dei progetti. Questo è il differenziale che voi vedete nelle parti tematiche specifiche delle categorie di spesa rispetto alla media europea. Che cosa abbiamo fatto finora? Ci siamo contraddistinti per una maggiore allocazione, ovvero selezione di progetti sulle infrastrutture; come vedete l’Italia, rispetto alla sua allocazione finanziaria ha selezionato operazioni par un valore pari a 109% della originaria dotazione finanziaria. Però poi quando andiamo a vedere finanziariamente che cosa è stato fatto in termini di realizzazione dei progetti, questo dato si dimezza a un terzo, in sostanza. Vedete che in quasi tutte le categorie di spesa l’Italia è superiore alla media; questo dato però, ripeto, è legato solo alla selezione delle operazioni, quindi non è legato all’attuazione e quindi alla conclusione dei progetti. Voi qui potreste contraddirmi dicendo, ok si tratta di infrastrutture, hanno bisogno di un periodo molto più lungo per la realizzazione, però, ripeto, questo non ci deve far perdere di vista l’obiettivo fondamentale: l’esecuzione, i risultati e soprattutto l’utilizzo delle strutture che vengono realizzate. Quali sono gli obiettivi dell’Europa 2020? Li conoscete tutti. Tre sono fondamentali: 1) crescita intelligente, pilotata verso un qualcosa che deve servire per l’Europa; 2) crescita sostenibile, ovviamente legata a problematiche ambientali; 3) crescita inclusiva, il terzo grande filone della strategia Europa 2020. Tutto ciò si declina in cinque obiettivi fondamentali, e qui in questa tabella vedete il dato del 2009 e i dati/target al 2020. Il tasso di occupazione dovrebbe salire al 75%, questo è la riproposizione di un vecchio obiettivo della Strategia di Lisbona, però con un obiettivo ancora più ambizioso: portarlo al 75% della popolazione attiva. I due obiettivi sull’educazione: l’abbandono scolastico precoce e il tasso di laureati che deve crescere dal 32,3% al 40%. Cittadini poveri, legato alla riduzione della povertà. In questo momento in Europa ci sono circa 120 Milioni di poveri e uno dei grandi obiettivi dell’Europa 2020 è quello di ridurre di almeno 20 Milioni il numero di poveri. E poi restano i tre obiettivi fondamentali sul cambiamento climatico ed energetico: i famosi 20/20/20. Che cosa faremo dopo il 2013? In questa slide vedete quali sono i quattro filoni fondamentali che poi sono le conclusioni del Quinto Rapporto sulla Coesione: 1) accrescere il valore aggiunto dell’Europa e rafforzare la governance; 2) la nuova dimensione territoriale introdotta dal Trattato di Lisbona, cioè la Coesione territoriale; 3) razionalizzazione in termini di attuazione e semplificazione delle procedure. Noi abbiamo messo in moto un meccanismo per cui ogni due mesi convochiamo a Bruxelles gli stakeholder però abbiamo fatto una scelta questa volta: abbiamo deciso di convocare questo gruppo permanente che si chiama Clearing House e, comunque, abbiamo deciso di dare voce a quella parte dei beneficiari che spesso veniva un po’ marginalizzata nell’attuazione dei fondi strutturali. Per l’Italia ci sono: l’Associazione per le piccole imprese, l’API; l’ANCI, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Questo gruppo dovrebbe dare quell’input necessario affinché si possa dare qualche suggerimento quando poi saranno fatte le proposte legislative; 4) fondamentale è, poi, la nuova architettura della politica di Coesione. Vado rapidamente sul primo punto perché è quello che interessa di più: che cosa faremo? Ci sarà in sostanza un ritorno al passato perché come sapete oggi i Fondi strutturali sono il Fondo Sociale e il Fondo di Sviluppo Regionale. Si ritornerà ai vecchi quattro Fondi includendo anche la parte di Agricoltura e di Pesca e tutto questo, ovviamente, dovrà essere in sintonia con il Piano Nazionale di Riforme che è stato licenziato all’inizio del mese di Novembre, mi sembra il 5 novembre, ed ovviamente noi dovremo verificare qual è il supporto dei programmi nazionali rispetto agli obiettivi dell’Europa 2020. Quello però che ci preme di più è che questa volta non ci sarà più una pletora di priorità, come è stato fatto per il passato, ma le risorse dovranno essere concentrate su poche grandi priorità collegate, come dicevo, con gli obiettivi dell’Europa 2020. Introdurremo un sistema di incentivazione e di condizionalità. Allora, per quanto riguarda il sistema di incentivazione, voi conoscerete sicuramente il cosiddetto Sistema di Riserva di Performance che è stato utilizzato già per il periodo 2000-2006 però, questa volta, non sarà più a livello nazionale, ma sarà a livello comunitario, cioè la Commissione metterà in competizione i territori e attribuirà una riserva di performance a quei paesi che avranno dimostrato di aver raggiunto degli obiettivi nel minor tempo possibile. Questo serve per mettere un po’ in competizione i territori e questa sarà una grande sfida molto probabilmente, non solo per l’Italia rispetto agli altri paesi, ma più in particolare per le Regioni del Mezzogiorno rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa. Le condizionalità: questo è un aspetto molto delicato perché saranno riviste alcune cose, in particolare le deroghe sulla cosiddetta N+2, che oggi come sapete, non sono più utilizzate come il periodo 2000-2006 però, comunque, danno un certo margine di manovra alle Autorità di Gestione e consentono in un certo modo, diciamo tra virgolette, di rilassarsi nell’attuazione dei Programmi. Tutto questo ovviamente dovrà essere supportato da valutazioni. Che cosa si fa? Come lo si fa? Quali sono i risultati? Quali sono i risultati in lungo termine? La sostenibilità in questo senso non è soltanto legata all’aspetto ambientale, ma la sostenibilità è soprattutto legata a un aspetto economico. Quando abbiamo realizzato il Centro di Ricerche di Capo Granitola, questo centro è sostenibile, dà lavoro a tante persone, se non sbaglio dà lavoro a sessanta persone in questo momento però i collaboratori mi hanno raccontato che la loro aspirazione è di duplicare il numero di questi addetti. Ovviamente per noi che facciamo questo tipo di interventi, finanziamo queste cose e soprattutto per chi ha gestito, l’Autorità di Gestione, questo intervento, è una soddisfazione quando si vedono opere realizzate e che sono sostenibili dal punto di vista economico nel medio e lungo periodo perché altrimenti rischieremmo di costruire infrastrutture, laboratori fini a se stessi che non hanno una sostenibilità e che quindi hanno una breve durata. Un ultimo punto che volevo toccare ed è quello sugli strumenti di ingegneria finanziaria. Allora, già sul 2007-2013 abbiamo fatto una sorta di proposta, una sorta di rivoluzione copernicana, voi tutti, come sapete, il Sud e il Mezzogiorno, ma non solo, tutte le Regioni della Convergenza sono state per anni abituate a utilizzare strumenti, forme di aiuto di tipo non rimborsabili, cioè i soliti fondi perduti e quant’altro o, comunque, forme simili. Già abbiamo avviato sul 2007-2013 una revisione di questi strumenti e quindi di queste forme di aiuto e molto probabilmente questo sarà accentuato nel periodo post 2013 e questo perché? Perché nella proposta legislativa sulle prospettive finanziarie, che sarà fatta l’anno prossimo, la percentuale del Prodotto Interno Lordo comunitario da dedicare sul Bilancio si ridurrà, o almeno queste sono le voci, notevolmente rispetto alle prospettive finanziarie 2007-2013. Allora, in un’ottica di sostenibilità di queste risorse si dovrà passare da una forma di aiuto di tipo non rimborsabile a forme di aiuto di tipo rimborsabile; però molto probabilmente questo lo si farà per le forme di aiuto di tipo generalista mentre per Ricerca e Innovazione dovrebbero, comunque, permanere forme di aiuto di tipo non rimborsabile, questo per incentivare questi settori. E, infine, passo rapidamente all’architettura. Sostanzialmente restano confermati gli interventi nelle Regioni meno sviluppate, sarebbero le attuali Regioni della Convergenza, quelle più sviluppate, l’Obiettivo Competitività attuale e poi ci sarà una sorta di obiettivo legato a regioni che sono in via di transizione che hanno raggiunto una media del PIL comunitario che va al di là del 75,1% e in alcuni casi verrà considerato anche l’effetto statistico. Resterà l’Obiettivo della Cooperazione Territoriale. Questo è uno dei grandi punti fermi per il terzo periodo di Programmazione, però ci sarà un nuovo ruolo di quello che è, ovviamente, lo strumento Fondo Sociale: tutto dovrà essere inquadrato nelle finalità previste negli obiettivi Europa 2020. Le tappe. Da poco si è aperto il forum sulla Coesione, dalla consultazione pubblica sulla proposta legislativa, tutti gli Stati membri anche i cittadini privati sono invitati a fare proposte sul post 2013. Tutte queste idee e questi consigli saranno presi in conto nel forum sulla Coesione che sarà fatto tra gennaio 2011 e febbraio 2011. In primavera, come vi dicevo già in precedenza, ci sarà la proposta legislativa per le nuove prospettive finanziarie che quantificherà, ovviamente, le risorse rispetto agli obiettivi che abbiamo visto prima. Poi ci sarà la proposta della Commissione, la proposta legislativa finale, l’adozione del pacchetto legislativo avverrà entro la fine del 2010, i documenti di programmazione cioè i Programmi dovranno essere finalizzati per il 2013 e, ovviamente, al 1° Gennaio 2014, ci sarà poi l’entrata in vigore di tutto quanto vi ho detto adesso. Io avrei concluso, vi ringrazio.